RE: declaratorie profili professionali categorie D ex D3
A mio modesto avviso, dal momento che oggi qualsiasi profilo della categoria D deve prevedere accesso dalla posizione economica iniziale D/1 e dunque non c'è più distinzione giuridica tra i vari profili, il titolo di studio richiesto dev'essere sempre la laurea (laurea semplice, cosiddetta – impropriamente – laurea triennale o di primo livello; primo ciclo del processo di Bologna; DD.MM. 509/1999 e 270/2004; aka bachelor's degree); al riguardo invito a consultare le circolari del Dipartimento della funzione pubblica nn. 6350 del 2000 e 3 e 4 del 2005, nonché la nota dell'allora Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica prot. 4793/SG del 2000 e il parere dell'Ufficio per il personale delle publiche amministrazioni n. 42 del 2008 (prot. 27780).
Certamente va bene anche la laurea magistrale, in quanto titolo di «tenore» superiore, in virtù del principio, abbastanza attestato in giurisprudenza anche se non consolidato, secondo cui nello stesso àmbito disciplinare il titolo avente maggior forza (in questo caso parliamo di un grado accademico appartenente al secondo ciclo del processo di Bologna) assorbe quello più debole in quanto attestante competenze più avanzate in quel campo di studi, che presuppongono il possesso, a monte, di quelle di base. Questo principio consente di includere anche i titolari della laurea magistrale in Giurisprudenza (classe LMG/01), che è a ciclo unico di durata quinquennale subito dopo il titolo finale di scuola secondaria di secondo grado, e i titolari di lauree magistrali coerenti con i profili ricercati ma precedute da lauree inidonee (faccio tre esempi personalmente conosciuti: laureato in Infermieristica che ha successivamente conseguito master in Coordinamento infermieristico e ancora dopo laurea magistrale di classe LM-63, Scienze delle pubbliche amministrazioni; laureata in Lettere che ha conseguito laurea magistrale in Economia e diritto per l'impresa e la pubblica amministrazione, afferente alla classe LM-77, Scienze economico-aziendali; laureata in Lingue che ha conseguito laurea magistrale in Management e comunicazione d'impresa, che nelle altre università di solito afferisce alla classe LM-59 – Scienze della comunicazione pubblica e d'impresa e pubblicità – mentre nella sua, Modena e Reggio Emilia, è inquadrata nella medesima classe LM-77). La normativa consente infatti, in astratto, di accedere a un qualsiasi corso di laurea magistrale (di durata biennale) dopo aver conseguito qualsiasi laurea (all'esito di corso di durata triennale); poi sta alla singola università definire criteri eventualmente più restrittivi e/o eventuali obblighi formativi aggiuntivi (il sistema di compensazione dei crediti e dei debiti non esiste più e dunque di solito viene richiesto di integrare il proprio curriculum studiorum sostenendo alcuni esami singoli prima dell'immatricolazione al corso di laurea magistrale; alcune università invece prevedono altre modalità di recupero, come ad esempio un colloquio, anche solo motivazionale, dinnanzi a un'apposita commissione che deve rilasciare nulla osta, oppure un test selettivo o non selettivo di verifica dei saperi essenziali etc.. Su questo l'autonomia è totale e ci sono atenei che hanno le maglie talmente larghe da consentire a un laureato in Filosofia di iscriversi a un corso di laurea magistrale di area economica senza alcun obbligo aggiuntivo e altre che hanno le maglie talmente strette che se hai una laurea di base della classe di Scienze dell'economia e della gestione aziendale puoi immatricolarti senza debiti solo a corsi di laurea magistrale della classe di Scienze economico-aziendali e non a quella di Scienze dell'economia: l'iscrizione non può essere formalmente preclusa, ma magari il debito è talmente macroscopico che il gioco non vale la candela, in quanto risulterebbe più agevole prendersi prima la laurea che consente l'accesso diretto beneficiando di un'abbreviazione di corso per convalida degli esami già dati).
Naturalmente, coloro che posseggono sia laurea sia laurea magistrale entrambe idonee alla partecipazione (ad esempio laurea della classe L-16, Scienze dell'amministrazione e dell'organizzazione, o della classe L-36, Scienze politiche e dele relazioni internazionali, seguìta da laurea magistrale di una tra le classi LM-52, LM-62, LM-63, LM-90, rispettivamente Relazioni internazionali, Scienze della politica, Scienze delle pubbliche amministrazioni, Studi europei) potranno fare valere come titolo di accesso al concorso quello conseguito con la votazione più favorevole (faccio notare che il voto di laurea magistrale dipende unicamente dal biennio di laurea magistrale, dunque parte da una base calcolata sula base di un numero sparuto di esami rispetto al curriculum complessivo*). Certamente non è possibile fare una media tra i due in quanto in questo modo potrebbe risultare favorito chi ha un solo titolo.
Fanno eccezione, a mio avviso, i soli profili professionali che richiedano un'abilitazione professionale per la quale l'ordinamento professionale prevede la laurea magistrale. Ma è questo il caso solo dell'avvocato: dottori commercialisti nella pubblica amministrazione non esistono, mentre per quanto riguarda architetti e ingegneri ho già notato che alcune amministrazioni chiedono la laurea semplice con abilitazione alla professione di architetto iunior o ingegnere iunior e iscrizione alla sezione B dell'albo; poi, ovviamente, se uno è abilitato come architetto o ingegnere e iscritto alla sezione A va bene lo stesso.
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(*) L'attuale ordinamento prevede un numero massimo di 20 esami per i corsi di laurea, 12 esami per i corsi di laurea magistrale, 30 esami per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico di durata quinquennale, 36 per i corsi di laurea magistrale a ciclo unico di durata esennale. Gli esami a scelta generalmente non vengono computati (alcuni atenei calcolano tutto il blocco dei crediti elettivi come fossero un unico esame, anche se lo studente li fraziona in più esami). Prima che venisse fissato questo limite, che prevede anche che un esame debba pesare almeno 6 crediti, c'erano anche corsi di laurea da oltre 12 esami all'anno.
dott. Amedeo Francesco Mosca
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